Massimiliano Monnanni giornalista professionista, specializzato in comunicazione d’impresa, esperto in politiche sociali e diritti umani….
Massimiliano Monnanni giornalista professionista, specializzato in comunicazione d’impresa, esperto in politiche sociali e diritti umani. Dal 2014 è Presidente dell’Asilo Savoia, Istituzione Pubblica di Assistenza e Beneficenza fondata a Roma nel 1887. Conosciamolo insieme
Presidente può raccontarci quando è iniziato il suo impegno con Asilo Savoia?
“Sono stato nominato presidente dell’IPAB nell’agosto del 2014. Ho una precedente esperienza in materia, occupandomi a vari livelli di no profit e Terzo settore, e anche amministrando altre istituzioni pubbliche di assistenza e beneficenza. Quando sono stato nominato presidente di Asilo Savoia, che è un’istituzione istituita nel 1887 da Francesco Crispi, con il patronato della dinastia Sabauda dell’allora re d’Italia Umberto I, ho ricevuto un mandato espresso da parte della Regione Lazio, per riprendere in maniera più significativa l’attività che questa istituzione espleta e ha svolto a vari livelli per diversi anni, adeguandola alle evoluzioni sociali e normative.
L’istituzione nasce nel 1887, con lo scopo preciso di affrontare il tema dell’accattonaggio minorile e del vagabondaggio, anche in un’ottica securitaria. Poi ha svolto per tanti anni un ruolo nell’accoglienza di minori, ospitando anche più di 600 ragazzi l’anno nelle strutture di via Monza e di Anzio, con colonie estive e altri servizi. In seguito, tra fine anni ’70 e ’80, con la modifica delle disposizioni normative che posero termine agli istituti per minori e avviarono la riforma che consentiva l’accoglienza residenziale di minori in comunità di tipo familiare, quest’attività è cessata e per tanti anni questa istituzione ha svolto un’attività di tipo indiretto, sostenendo attività e progetti presentati da altre istituzioni o dal terzo settore. L’obiettivo che avevamo quando sono stato nominato presidente è stato di riportare l’IPAB, in quanto istituzione pubblica chiamata ad erogare servizi alla persona, ad un ruolo diretto, ad un protagonismo, che è quello che noi abbiamo iniziato a fare dal 2014 e che oggi ci porta ad avere una serie di risultati che sono riconosciuti a tutti i vari livelli”.
Può parlarci delle principali attività di Asilo?
“Già nel corso degli anni ’80 e ’90 sono state fatte delle modifiche statutarie all’istituzione, prevedendo anche attività rivolte alla terza età. Per esempio oggi l’istituzione non si occupa più solo di minori, come era originariamente, ma opera a 360 gradi. Quindi quello che è stato stabilito dall’inizio è che, essendo un’istituzione che si occupa di servizi alla persona futura ASP Azienda Pubblica Servizi alla Persona, come prevedevano le norme nazionali e regionali ci stiamo interfacciati con il sistema integrato dei servizi alla persona, quindi con la Regione, con le ASL con i Comuni, con i Municipi e poi, a seguire, con il Terzo Settore. Per noi non è concepibile un’attività “autarchica”, istituita in maniera isolata rispetto ad un’analisi dei fabbisogni, dei territori e ad una comparazione di quelle che sono le attività già presenti sul territorio, in maniera da evitare duplicazioni e spreco di risorse. Le azioni poste in essere sono state basate su analisi dei fabbisogni e delle emergenze di tipo sociale. Le attività sono sia di tipo “tradizionale”, ovvero a forte vocazione sociale, come ad esempio l’housing sociale per anziani, che ci consente di ospitare 10 persone anziane in una struttura di tipo familiare, detta Casa Albergo, all’interno del II Municipio. Poi ci sono attività di sostegno ai nuclei familiari, come sostegno alle situazioni di povertà, con l’accesso gratuito all’emporio di solidarietà della Caritas. Ma abbiamo anche dei progetti più “evoluti” istituiti affinché andassero a prevenire le situazioni di disagio e lavorassero nella promozione della cultura del benessere e dell’inclusione. Questo approccio ci ha portato a dare vita a 2 tipi di progettualità sperimentali, una rivolta ai giovani dai 5 ai 25 anni e l’altra rivolta alle donne. I focus sono quindi attualmente due: uno è Talento e Tenacia, che mira ad utilizzare lo sport, ed in particolare il calcio ma non solo, come strumento di inclusione e di promozione del diritto di cittadinanza dei ragazzi, prevedendo un mix di interventi gratuiti che vanno dall’accesso gratuito allo sport, in termini di crescita comunitaria, dall’attività di formazione, mediante un affiancamento nel percorso di studi e nell’affiancamento professionale, per l’inserimento lavorativo. L’altro intervento è concepito per le donne, soprattutto donne con bambini, quindi madri, attraverso l’Emporio Savoia – Abito qui, ovvero la realizzazione di una vera e propria impresa sociale, che attraverso la rimessa a nuovo di vestiti usati o un laboratorio di orlo rapido e di riparazione sartoriale consente a delle donne che sono in uscita dai circuiti assistenziali di potersi creare un’occupazione e avviarsi ad un percorso di autonomia.
Queste sono progettualità che sono state avviare tra il 2016 ed il 2017 e che oggi sono ormai consolidate, dando vita ad una serie di altre attività gemmate da queste iniziative con una loro autonomia di vita”.
Rispetto agli obiettivi iniziali per i quali l’Asilo Savoia nasce c’è stato un ampliamento quindi?
“In realtà le IPAB in quanto tali, nascono sulla base di valutazioni del momento, sulla base dei fabbisogni socio assistenziali del momento. Ma la stessa legge Crispi, che è stata in vigore fino a poco tempo fa, recita appunto che le finalità di queste istituzioni devono corrispondere comunque all’attualità della pubblica assistenza. Faccio un esempio per chiarire: se nel 700 aveva un senso conferire doti alle zitelle, così venivano chiamate le donne da marito, perché dare una dote ad una ragazza povera significava svolgere una funzione sociale, oggi questo tipo di attività non ha più una funzione sociale perché fortunatamente la possibilità che una donna avvii un rapporto con un uomo non dipende dal conferimento di una dote. È evidente che si tratta di un contesto completamente diverso. Quindi quelle istituzioni che 300 anni fa conferivano doti, oggi adeguano le finalità e magari sostenendo le donne in condizioni di disagio sociale ed economico nel loro percorso di autonomia professionale oppure in una situazione di uscita da una situazione di fragilità, come può essere la violenza, o la perdita di occupazione o di separazione familiare. Quindi le IPAB hanno sempre avuto una loro flessibilità e capacità di dare risposte coerenti nella mutevolezza dei tempi e nella variazione di quelle che sono le esigenze sociali. La stessa legge prevede che quando un fine non sia più corrispondente ad un’esigenza della pubblica assistenza, questo fine si modifichi”.
Per quanto riguarda la programmazione delle attività, vi ponete delle scadenze?
“Le programmazioni sono pluriennali sulla base delle indicazioni che vengono date dal Consiglio di Amministrazione e che vengono poi confrontate con le pubbliche amministrazioni e gli stakeholders. Asilo Savoia opera in base agli accordi tra amministrazioni, che è lo strumento più innovativo. Anche per la complessità normativa e giuridica nazionale che delle volte frammenta le competenze in tanti soggetti ed in tanti centri decisionali, la formula degli accordi tra amministrazioni consente di definire un obiettivo comune che sia coerente con gli scopi di ciascuna istituzione, di fissare questo obiettivo e di vedere che tipo di attività occorre fare per raggiungere questo obiettivo. In questo caso si tratta di attività educative e sociali e di inclusione e di mettere in comune risorse umane, economiche e logistiche per raggiungere questo obiettivo. Faccio un esempio: nel momento in cui c’è bisogno di incrementare i posti per dare risposte concrete ai percorsi di autonomia delle donne vittime di violenza, che sono in uscita dai centri antiviolenza e che però per poter iniziare un percorso di autonomia hanno necessità di trovare un sostegno abitativo, il Comune o la Regione insieme ad un’IPAB si possono mettere insieme, individuando ognuno di loro delle risorse, che possono essere anche logistiche, come la messa a disposizione di unità immobiliari per poter consentire questo obiettivo. Quindi questa è la formula migliore, che tra l’altro è prevista dalla legge regionale che trasforma le IPAB in aziende pubbliche di servizio alla persona che è la legge regionale 2 del 2019 che è stata approvata nel mese di febbraio scorso. Quindi noi operiamo per la maggior parte con accordi con la pubblica amministrazione. Abbiamo fatto accordi con Roma Capitale, con la Regione Lazio, con la ASL RM3 relativamente al gioco d’azzardo, e con altre istituzioni”.
Gli obiettivi per il futuro riguardano sempre queste attività?
“Noi abbiamo un ambito ormai ben definito che prevede: da un lato la prosecuzione di queste due grandi progettualità che sono appunto Talento e Tenacia, all’interno del quale è nata anche la Palestra della Legalità e la gestione del campo della Polisportiva Montespaccato Calcio e dall’altro tutto il tema dei percorsi di autonomia per le donne vittime di violenza, che è un fronte sul quale ci stiamo impegnando in maniera significativa e che ci porterà presto ad aprire una casa rifugio a Roma e altre 4 unità abitative, dove potranno trovare accoglienza 10 donne che sono in uscita dai centri anti violenza che devono sostenere in un percorso di autonomia sociale. Dall’altro lato c’è un progetto che stiamo sostenendo, insieme alla Regione Lazio, sempre sul fronte dell’autonomia, dei neo maggiorenni perché noi stiamo cercando di lavorare alla definizione di percorsi. Perché di solito si pensa sempre al durante, però si da poca attenzione al dopo. Faccio un esempio: i minori al di fuori delle famiglie, sia italiani che stranieri, che vengono assistiti economicamente dai comuni, attraverso il pagamento delle rette presso unità di tipo familiare. Al compimento dei 18 anni questo percorso finisce, non c’è una fase intermedia che consenta loro di potersi avviare sul fronte dell’autonomia professionale. Immaginate che in questo caso è molto difficile per un ragazzo neomaggiorenne, anche se ha trovato un’occupazione, che di solito è precaria e molte volte non è nemmeno gestita in maniera contrattualmente corretta, poter avere, per esempio la possibilità di stipulare un contratto di locazione per poter avere un’abitazione, anche condivisa con altri ragazzi. Quindi questo è un tema sul quale stiamo operando, insieme alla Regione Lazio, attraverso un sistema che prevede che sia la stessa IPAB a reperire degli alloggi, o nella propria disponibilità o da altre istituzioni pubbliche, per poter creare delle formule che consentono a questi ragazzi di poter essere inseriti in questi appartamenti, con un percorso che prevede gradualmente addirittura la possibilità addirittura di succedere nel contratto di locazione nel momento in cui acquisiscono un’autonomia lavorativa che consente loro di fare questo ulteriore percorso”.
Quindi in termini di risultati raggiunti si considera soddisfatto?
“Per noi sono molto importanti i riconoscimenti che ci vengono dalle istituzioni e dall’essere stati ricevuti a febbraio dal Capo dello Stato per il programma Talento e Tenacia. Credo che sia la prima volta in assoluto che un’istituzione pubblica di assistenza e beneficenza venga ricevuta dal Presidente della Repubblica. Più recentemente invece c’è stato conferito il 24° Premio nazionale “Paolo Borsellino” proprio per le attività che stiamo svolgendo sul fronte della legalità e dell’inclusione.
Da parte mia non nego ci sia un po’ di orgoglio e di soddisfazione nello svolgere questo ruolo, che per me non è un lavoro, in quando io ovviamente ho un lavoro professionale diverso, quindi queste sono sicuramente le soddisfazioni impagabili che vengono da un’attività di questo tipo e rappresentano uno stimolo a fare di più e a fare ancora meglio”.