Soggiorni abilitativi e autismo: quando l’esperienza diventa apprendimento Un approccio psicologico ed ecologico alla costruzione…
Un approccio psicologico ed ecologico alla costruzione dell’autonomia
Negli ultimi anni la ricerca sul Disturbo dello Spettro Autistico ha mostrato con chiarezza che il benessere delle persone autistiche non passa solo attraverso interventi clinici, ma anche attraverso esperienze di vita autentiche, concrete e significative. Le principali linee guida internazionali (ISS, NICE, WHO) sottolineano infatti quanto sia fondamentale promuovere non solo abilità specifiche, ma anche partecipazione sociale, autodeterminazione e qualità della vita.
In questa prospettiva, i soggiorni abilitativi rappresentano uno strumento educativo estremamente potente: brevi periodi in contesti reali, nuovi e stimolanti, che permettono ai partecipanti di sperimentare competenze quotidiane, relazioni e autonomia in un ambiente protetto ma non artificiale.
Il riferimento più utile per comprendere il valore di queste esperienze è senza dubbio il modello ecologico di Urie Bronfenbrenner, secondo cui lo sviluppo umano è il risultato dell’interazione continua tra individuo e ambiente. Ogni persona cresce, cambia e impara all’interno di sistemi tra loro collegati: famiglia, scuola, comunità, cultura, norme sociali.
Applicare questo modello ai contesti abilitativi significa costruire ambienti che:
In altre parole: non basta “insegnare competenze”, bisogna creare contesti di vita che rendano possibile usarle.
Strumenti che funzionano
Nel lavoro educativo con persone con distrubo dello spettro autistico, alcuni strumenti si sono dimostrati particolarmente efficaci nel facilitare la comprensione, la partecipazione e la regolazione emotiva. Le agende e i calendari visivi aiutano a ridurre l’ansia legata all’incertezza, mentre pittogrammi e supporti di Comunicazione Aumentativa e Alternativa rendono più chiari i passaggi delle attività. Le sequenze visive guidano con efficacia nelle routine quotidiane, come cucinare o occuparsi dell’igiene personale, e gli spazi di decompressione offrono un luogo sicuro per gestire eventuali momenti di sovraccarico emotivo o sensoriale. Anche i materiali strutturati secondo il modello TEACCH contribuiscono a creare prevedibilità e ordine. Questi strumenti non sono semplici accessori, ma veri mediatori cognitivi ed emotivi che consentono alla persona di orientarsi, fare scelte e partecipare attivamente alle attività proposte.

L’utilizzo della CAA in cucina
Un aspetto spesso trascurato nell’autismo riguarda la sfera affettiva e sentimentale.
I soggiorni abilitativi offrono un contesto sicuro e rispettoso in cui anche le coppie già formate possono vivere momenti di vicinanza, esercitare competenze relazionali e confrontarsi con i confini sociali e personali.
L’amore, per le persone autistiche, non è “un di più”: è parte del progetto di vita, come per chiunque.
Il buon esito di un soggiorno abilitativo dipende in larga misura dalla qualità del lavoro dell’équipe. Operatori, psicologi ed educatori devono agire in modo coordinato, condividendo osservazioni, strategie e obiettivi. La preparazione inizia con una riunione dedicata, guidata dal coordinatore clinico, in cui si definiscono gli obiettivi individualizzati e si stabiliscono le modalità di gestione delle possibili crisi. Prima della partenza si incontra anche la famiglia, così da creare un clima di fiducia e garantire continuità tra casa e soggiorno. Durante l’esperienza, la comunicazione quotidiana con i genitori permette di mantenerli aggiornati e rassicurarli, mentre al rientro viene consegnato un report finale strutturato che restituisce il percorso svolto. Questa continuità — dalla preparazione alla condivisione dei risultati — trasforma il soggiorno in un vero e proprio intervento evolutivo.
Soggiorni abilitativi come ponte verso l’età adulta
Le esperienze residenziali sono fondamentali per sostenere la persona nel passaggio verso la vita adulta. Durante questi soggiorni, si ha la possibilità di mettere in pratica l’autonomia personale e domestica, di imparare a gestire la casa, il denaro e l’organizzazione del tempo, ma anche di sviluppare competenze sociali autentiche. Questi momenti permettono inoltre di rafforzare la capacità di autoregolazione e di consolidare la propria identità e autodeterminazione. Proprio per questo motivo, i soggiorni e i weekend abilitativi rappresentano tappe essenziali e strategiche all’interno del progetto di vita.
Preparazione del team e rapporto con le famiglie
Ogni soggiorno richiede una preparazione accurata, che inizia con una riunione pre-partenza tra tutti gli operatori per definire obiettivi chiari e condivisi. Durante tutto il percorso, è fondamentale mantenere un dialogo costante con la famiglia, fornendo aggiornamenti quotidiani sull’andamento del soggiorno. Al termine dell’esperienza, si svolge un incontro finale di restituzione clinica, in cui vengono condivisi i risultati e le riflessioni. Questi momenti, pensati per garantire continuità e collaborazione, contribuiscono a creare fiducia e a rendere l’esperienza sicura e realmente formativa per tutti i partecipanti.
Conclusioni
I soggiorni abilitativi rappresentano un modello innovativo e altamente efficace per promuovere autonomia, qualità della vita e partecipazione sociale nelle persone con autismo.
Integrati in una cornice ecologica e supportati da una rete solida di professionisti e famiglie, questi interventi diventano un vero laboratorio di vita: un luogo in cui imparare facendo, crescere sperimentando e costruire, passo dopo passo, un futuro più autonomo e partecipato.
Dot.ssa Irene Pellizzaro
Dott.ssa Fabiana Sonnino
Dott.ssa Carmen Voicu
