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Lidoska, il suo talento e la sua attenzione per il sociale

Lidoska, il suo talento e la sua attenzione per il sociale

Lidoska ed il suo talento… graphic designer professionista e di successo, da sempre attenta ed impegnata nel sociale e nel volontariato, ci racconta la sua esperienza professionale e personale in Italia e in America.

Talento e passione per l’arte

Lidoska, ci puoi parlare del tuo talento, di quello che ti piace fare?

“Si può dire che la mia passione sia innata. Ho perseguito la carriera artistica nel lavoro di graphic designer perché il mio modo di comunicare avviene attraverso l’arte e la comunicazione visiva. Mi è sempre venuto spontaneo fin da piccola, quando rappresentava per me più un rifugio, che poi è diventato il mio modo di comunicare con il mondo e la vita“.

Quindi hai avuto questo talento fin da piccola?

Si. Mi sono sempre trovata più a mio agio con il disegno che con altre forme comunicative. Credo sia una “dote” innata, come ho detto prima, ed è difficile da spiegare. Attraverso l’educazione artistica all’istituto d’arte a Reggio Emilia prima, ed all’Accademia di belle arti poi, ho capito come trasformare questa passione in qualcosa di costruttivo”.
Oltre ovviamente al tuo talento, quale è stato quindi per te il fattore più significativo, che ti ha spinta a perseguire questa strada?
“Sicuramente è stato determinante avere avuto dei genitori che mi hanno supportato sempre nella mia attitudine artistica e nel mio modo di esprimermi, fino ad avermi dato la possibilità di scegliere l’indirizzo artistico. Con l’Accademia di belle arti ho capito quello che davvero volevo fare: esprimermi attraverso l’arte
“.

Dal talento alla carriera da graphic designer

Parlando di modalità espressive: come è avvenuta la trasformazione da artista a graphic designer?

E’ stata una necessità di sopravvivenza (ride). Vivere con l’arte non è affatto semplice, quello artistico è un mondo difficile e molto esigente. Trovare un percorso che possa darti da vivere non è scontato. Da più piccola mentre studiavo ho fatto un apprendistato in un’agenzia creativa ed il graphic design era la cosa più vicina all’ arte: sono due mondi paralleli. E’ stato un passaggio molto naturale, che è avvenuto in maniera spontanea”.
Per cui non ha mai vissuto il tuo attuale lavoro in termini di rinuncia nei confronti del tuo talento? Senti comunque emergere il tuo spirito artistico nella tua attuale professione di graphic designer?
“Si, avendo un background artistico, credo che anzi proprio questo mi abbia aiutato a dare un taglio diverso alla mia carriera. Mi ha aiutata ad avere un taglio più personale, differente. E’ anche il motivo per cui sono stata apprezzata negli Stati Uniti, proprio per questo mio background artistico
“.

Come sei arrivata in America?

E’ stata anche qui una cosa molto casuale. In Italia avevo una mia agenzia con altri 3 partners, abbiamo lavorato insieme per 10 anni, siamo partiti giovanissimi ed eravamo molto creativi. Più creativi che rivolti verso il business in realtà, per cui abbiamo deciso di iniziare a prendere altre strade. Il mio titolare l’ho conosciuto a Chicago, mentre ero andata a trovare mia cugina. Lui aveva un’agenzia di marketing e ci siamo tenuti in contatto. Quando dovevo trovare lavoro in Italia ho contattato anche lui. Il mio progetto era restare negli Stati Uniti tre o al massimo cinque anni, come esperienza all’estero, ed ora sono qui da 17 anni“.

Si è trasformato in un progetto a lungo termine alla fine quindi?

Si, perché sono riuscita a trovare un mio equilibro qui e sono stata molto apprezzata. La mia carriera è cresciuta, sono diventata direttrice creativa dell’agenzia presso cui lavoro, ed è tutto ciò che ho sempre sognato”.
Quanti siete a lavorare in questa agenzia?
“Circa dieci. Operativi in ufficio siamo in cinque. Cooperiamo con diversi copywriters ed abbiamo un team con cui collaboriamo per i website e per realizzare video
“.

Vi occupate di un settore specifico?

Noi ci definiamo una full service creative agency. Il nostro “forte” è il branding, dalla strategia alla sua esecuzione: scelta del nome, sviluppo del logo e tutto ciò che diventa la gestione del brand dell’azienda. Lavoriamo quindi in tutti i settori: food, elettronica, estetica, servizi ecc.. Attraverso il modello americano abbiamo lavorato anche con aziende italiane”.
Tornando all’aspetto creativo: come nascono le idee?
“Nascono sempre con una bozza realizzata a mano. Questo è quello che fa la differenza. Avere designer che sanno disegnare è molto importante. Le idee nascono ovviamente dall’esigenza del cliente a seconda di ciò di cui ha bisogno. Bisogna saper comunicare ciò che il brand vuole. Ad esempio per quanto riguarda il logo ciò avviene attraverso la scelta del colore giusto, del font giusto ecc. in modo che tutto diventi omogeneo creato a misura sulla personalità del cliente. Vengono fatti più brainstorming in studio per capire la personalità del cliente e la sua esigenza e sviluppiamo la comunicazione a partire da questo
“.

Vita personale

Tornando invece alla tua vita personale, quali sono state le persone più significative per te?

Rimanendo legati all’ambito artistico e professionale sicuramente alcuni professori durante i miei studi, che mi hanno ispirata e guidata ad esprimere il mio talento. Il mio professore di educazione visiva all’istituto d’arte Chierici, Giorgio Terenzi, che mi ha insegnato capendo la mia personalità, mi ha dato la capacità poi di sviluppare un progetto realizzabile. Altro mentore che ho avuto è stato il fotografo Franco Turcati, ho avuto la fortuna di lavorare con lui su un progetto ed allora era già all’apice della sua carriera. Attraverso le nostre conversazioni ed i suoi consigli ho capito come il graphic design deve essere fatto, gli equilibri, gli spazi. Un’altra persona a cui devo molto è la mia attuale titolare, Kirsten Baseley, che ha sempre creduto in me; devo molto a lei specialmente per la posizione che ricopro ad oggi. Forse la persona più importante però è stata il mio professore di pittura all’ Accademia di Belle Arti, Concetto Pozzati, mi ha fatto entrare nel mondo dell’ arte ed è la persona che più mi ha ispirato. Loro sono le personalità chiave della mia carriera“.

Invece dal punto di vista personale, qualcuno ti manca di più?

Sicuramente i miei genitori, sono persone straordinarie, mi hanno sempre incoraggiata. Ero una bambina timida e loro mi hanno sempre spronato e lasciato la libertà di scegliere cosa volevo fare. A loro devo tutto ed è molto difficile per me vivere lontano da casa“.

Ha fratelli o sorelle?

No, sono figlia unica. Infatti per loro è sempre stato difficile. Per me è stato più semplice perché avevo la voglia e la curiosità di iniziare qualcosa di nuovo. Con il tempo ovviamente è tutto diventato più semplice, ci sentiamo ogni giorno e ci vediamo tramite Skype. Mi mancano anche gli amici della mia adolescenza; riniziare da capo è stato difficile, ma è stato anche bello rimettersi in gioco. Tutto questo mi ha reso più forte“.

Dell’Italia cosa ti manca, a parte gli affetti?

Tutto (ride). Il clima la cultura, la storia. A vivere in Italia forse non ci si rende conto di quanto siamo fortunati, abbiamo una marcia in più, abbiamo un legame con la storia e la cultura che è fortissimo. Sono diventata cittadina americana da un paio d’anni ma mi sento tutt’ora italiana. Mi manca il nostro lifestyle“.

Lavoro, passioni e prospettive future

Come si svolge la tua giornata in America?

Lavorare in America è un pò più semplice rispetto all’Italia, tutto ruota intorno al lavoro. Ci sono tempi molto regolari, si inizia abbastanza presto la mattina ma poi verso le 17.00/17.30 si stacca. Si possono fare straordinari se c’è una scadenza, ma, siccome ci sono meno ferie, si è molto più attenti a preservare il tempo libero. Ci sono anche molte festività, come il ringraziamento, in cui si riesce a fare un weekend lungo. È tutto molto equilibrato. Ovviamente mi riferisco alla mia realtà, in cui ho un lavoro sicuro e fisso e dunque ho anche tempo di vivere la mia vita al di fuori“.

Cosa ti piace fare nel tempo libero? Disegni spesso?

Si disegno, anche se ultimamente avevo smesso. Ho il mio studio a casa dove mi dedico alla pittura; l’ideale sarebbe dedicare almeno due ore al giorno a questa passione ma è molto difficile. Nel weekend riesco a dedicare mezza giornata a me stessa. Ora ho dei ritmi abbastanza stabili.
In passato, con il mio secondo marito, dopo un anno che eravamo insieme, abbiamo aperto un ristorante. Lui è nell’ambito della ristorazione da molti anni, il locale andava anche molto bene. Abbiamo deciso poi di chiudere, però, perché ci occupava troppo tempo. Io lavoravo 7 giorni alla settimana. Dico questo per farle capire che qui è molto più semplice cogliere delle opportunità. Questa è la terra delle opportunità. Aprire un business è molto più semplice, la burocrazia e la tassazione sono leggere. Poi ovviamente farlo funzionare è difficile ovunque
“.

Come ti immagini tra dieci anni? In Italia o in America?

Penso che dieci anni sia un futuro piuttosto prossimo, mi vedo ancora qua. Tornare a lavorare in Italia sarebbe difficile per me. Fino a che dovrò lavorare starò qui, ma mi vedo in pensione in Italia e vivere gli ultimi anni da artista, con l’obbiettivo di farlo e coltivarla come passione e non come business“.

Attenzione per il sociale

Adesso vorrei parlare di un altro tuo talento speciale: la tua inclinazione ad aiutare gli altri. Visto che sappiamo che aiuti pro bono diverse realtà sia in Italia che in America

Questo avviene in modo naturale, appartiene alla mia cultura ed alla mia famiglia. Il mio tempo è prezioso, come quello di tutti. Ma ho deciso di dedicare parte del mio tempo al volontariato perché penso che una società senza volontariato sarebbe una società triste. Trovare il modo di donare le proprie capacità, o qualcosa di altro, è un dovere di ognuno di noi. Lo faccio in modo naturale, ed anche se è un sacrificio, perché il tempo è poco, lo faccio con piacere e passione, è una cosa molto importante.
Ho fatto volontariato anche qui in America per organizzazioni no profit.
Voglio mantenere questo impegno nella mia vita perché ci credo davvero
“.

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